Il successo clamoroso, dalle proporzioni sorprendenti perfino per
gli organizzatori, delle giornate della Coppa
America a Venezia permette ora di riprendere alcune
riflessioni che riguardano la città e la sua laguna.
Alberto Sonino
, che dell’evento è stato il vero protagonista oltre che
l’ideatore e il promotore instancabile, probabilmente ricorda
alcuni incontri che ebbe con me qualche anno fa.
Io ero allora impegnato nella presidenza di "Pax
in Aqua" e nella difficile battaglia contro
l’aumento del moto ondoso. Sonino aveva appena iniziato la sua
avventura alla Certosa, salutata con entusiasmo da
Italia Nostra
, che mi chiese di preparare un testo su quell’iniziativa, per
inserirlo sul sito web dell’associazione.
La
rinascita dell’isola, dopo decenni di scandaloso abbandono salvo
per le cure di un’associazione di volontari, aveva del
miracoloso. Dove regnavano i rovi e le spine, dove una vegetazione
selvaggia ormai impediva il passaggio, nasceva un cantiere nautico
improntato a metodi e lavorazioni ecologicamente impeccabili, e
perfino una fermata del motoscafo Actv era prevista, cosa fino
allora impensabile e oggi realtà da parecchi anni.
Preparai
un dossier sull’impresa e l’eccellente
Maurizio Zanetto lo
inserì nel sito web di Italia Nostra. Dovetti intervistare tutti
i personaggi coinvolti, e naturalmente quel giovane campione
olimpionico di vela,
Alberto Sonino
, che assieme al famoso velista Soldini
era riuscito a riportare la vita alla Certosa.
Parecchie
volte in quelle occasioni gli ripetei quello che riprendo oggi con
maggior fervore e con un briciolo di speranza in più: facciamo di
Venezia
la Capitale Europea
della Vela!
Lanciamo
l’idea, iniziamo a raccogliere consensi!
La
laguna non è fatta per i motoscafi a due piani; tutte le lagune
sono delle oasi di silenzio e di quiete, protette dai venti forti,
ideali per imparare a veleggiare e per giornate di indimenticabile
fascino passate a esplorare velme e barene, ghebi e paludi.
Sonino,
molto più giovane ma sicuramente più realista, era d’accordo
sul principio, ma forse meglio di me vedeva le difficoltà e forse
anche vedeva una strada, ben più efficace di quella che potevo
pensare io nel mio idealismo un po’ astratto.
Adesso però il momento sembra opportuno.
La Coppa America
ha fatto vedere a tutto il mondo il potenziale della laguna come
centro velico, la sua bellezza e l’orrore delle
profanazioni che i mezzi a motore le infliggono, scavando i
fondali, erodendo le barene, rendendo impossibile la
voga e la
vela.
Domenica
pomeriggio stavo con la mia barchetta davanti alla darsena della
Misericordia. E’ passata una gondola a quattro remi con i
vogatori sballottati e scoordinati dal maremoto: una remiera o dei
privati, non so.
Il prodiere deve avermi riconosciuto perché mi ha gridato:
“Lanapoppi! Devi fare una petizione! Qui non si può più
vogare!”
Magari
bastasse una petizione. Però forse
la Coppa America
può fare il miracolo.
Qualche
giorno fa a una trasmissione televisiva era presente lo scrittore
Ermanno Rea. Gli fu chiesto di dire una frase che a suo avviso
fosse importante e degna di essere ricordata. La disse, e sembrava
fatta su misura per noi che combattiamo per salvare Venezia: “Ma
che cosa sarebbe la vita, disse, senza l
’ e n t u s i a s m o dell’impossibile?”.
Paolo Lanapoppi
vicepresidente sezione di Venezia di
Italia Nostra
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