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Venezia, domenica 15 aprile 2001, S. Annibale
MESTRE

Greenpeace non si fida di Dow
Fabbri: «Con loro la situazione in laguna non migliorerà»
La società replica: «In linea con lo sviluppo sostenibile»

Gianni Favarato

MESTRE. «Non vogliamo fare processi alle intenzioni ma Dow Chemical è un colosso dell'industria chimica che, almeno fino ad oggi, non si è mai distinto, né negli Stati Uniti né nel resto del mondo, per scelte tecnologiche e produttive significative dal punto di vista ambientale».

 Fabrizio Fabbri, responsabile delle campagne di Greenpeace-Italia, accoglie molto freddamente, e con molte preoccupazioni, la notizia della vendita a Dow, per 800 miliardi di lire, del ciclo dei poliuretani dell'Enichem di Porto Marghera. 

Attivisti di Greenpeace-USa, una decina di giorni fa, hanno preso di mira una fabbrica di cloro e cvm in Luisiana, occupando, senza che nessuno li fermasse, la palazzina del Centro di controllo delle acque di scarico nel Missisipi, per dimostrare la «scarsissima sicurezza e affidabilità degli impianti di depurazione. A Venezia la situazione è già molto compromessa, come sta dimostrando il processo contro Montedison ed Enichem per le morti bianche degli operai del cvm e il disastro ambientale causato in laguna». 

Per Fabbri «non c'è nessuna garanzia che a Porto Marghera Dow faccia diversamente, visto che ha acquisito degli impianti che continuano ad utilizzare come materia prima il fosgene, una tra le sostanze più tossiche e pericolose».

«Il cambio di proprietà - conclude Fabbri - cambia ben poche cose al petrolchimico veneziano, il problema resta sempre lo stesso: trovare chi investe su tipologie e tecnologie produttive davvero alternative alle attuali, a cominciare dal ciclo del cloro e i suoi derivati come i poliuretani».

Dal canto suo, Dow Chemical sostiene di «essere in linea con i principi dello sviluppo sostenibile e della ricerca di un equilibrio fra le proprie responsabilità economiche, ambientali e sociali».

«La tutela dell'ambiente della salute e della sicurezza - precisa una nota informativa di Dow-Italia - è da sempre oggetto della nostra attenzione. 

Entro il 2005 ci siamo impegnati a ridurre di un ulteriore 50% delle emissioni in aria e degli scarichi in acqua. In Italia Dow Chemical ha investito nel 1999 oltre 3 miliardi per salute, ambiente, sicurezza ed è stata tra le prime società chimiche italiane ad ottenere la certificazione per il Sistema di Qualità per tutti i suoi insediamenti produttivi. Inoltre tutti i nostri programmi ambientali sono conformi ai principi di Responsible Care e del Servizio Emergenze per i trasporti di sostanze a rischio coordinato da Federchimica».

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