CIRCOLO VELICO CASANOVA |
P.ta San Giuliano - Mestre Venezia |
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La Laguna
di Venezia si estende su 55.000 ettari, di cui 3000 emersi, 10.000 di
barene - sommerse in occasione delle più alte maree -, 42.000 di acque. L'escursione storica fra la maree minima (1934) e massima (1966) è di ben 315 cm. Vi si contano, oltre Venezia, Murano e Chioggia, 42 isole, 24 motte e "casoni", 25 "valli" |
Nascita ed evoluzione della Laguna di Venezia
La sua
origine risale a circa 6.000 anni fa, quando il livello del mare, dopo alterne
variazioni in rapporto alle fasi di glaciazione e deglaciazione, giunse ad
attestarsi su un allineamento di costa pressoché coincidente con l'attuale.
A partire da questo momento furono i fiumi dell'alto Adriatico a modellarne la
fisonomia; i sedimenti depositati sui bassi fondali appena al di fuori dalle
foci venivano sospinti dal continuo evoluire delle correnti marine fino a
creare, relativamente lontano dalla posizione iniziale, delle barriere naturali
al largo della costa originaria. Fra questi nuovi cordoni litoranei e l'antica
linea di costa andavano lentamente formandosi le lagune.
Nl 1300 d.C.si immettevano ancora diversi fiumi di risorgiva, Bacchiglione, Muson, Marzenego, Dese, Zero e Sile, oltre al Brenta, di origine alpina. Di primaria importanza per l'evoluzione morfologica lagunare anche il Piave, ugualmente di origine alpina, che pur sfociando direttamente in Adriatico era il maggior responsabile degli interramenti che in quel periodo ancora andava subendo, una decina di chilometri a ovest, il Porto di San Nicolò, l'uscita al mare più diretta della città di Venezia.
A quel tempo la laguna presentava ben 8 bocche a mare attraverso le quali avveniva il periodico ricambio di marea, questo per dare la misura delle mutazioni che in un arco di tempo tutto sommato breve hanno segnato la sua geografia.
Come si sa la trasformazione è stata tenacemente controllata dai veneziani attraverso continui lavori - opere colossali per i tempi in cui vennero eseguiti - volti a garantire la conservazione dell'ambiente in cui la città di Venezia aveva potuto così mirabilmente svilupparsi.
A partire dal XIV secolo ebbe inizio una serie di interventi mirati ad evitarne l'interramento.
A Ovest furono più volte deviate le foci del Brenta che certamente avrebbero cancellato la continuità della laguna Sud; a Est invece - oltre alla deviazione di alcuni fiumi di risorgiva - si rese necessario lo spostamento della foce del Piave e l'innalzamento di imponenti nuovi argini da Ponte di Piave fino al canale Caligo, ad evitare, con il contenimento delle rotte di quel fiume, l'invasione e la conseguente colmata di buona parte della laguna nord-orientale.
L'azione di salvaguardia verso mare, volta a difendere la laguna dalle mareggiate, ebbe invece inizio a partire dal XVIII secolo; dapprima furono rinforzati i cordoni litoranei del Lido e Pellestrina con pali infissi nella sabbia e in seguito, sugli stessi tratti di costa, si diede avvio all'edificazione dei poderosi Murazzi, un'opera di difesa che si rivela tutt'ora fondamentale.
Venne infine definito un perimetro lagunare verso terraferma: i primi progetti risalgono all'inizio del '600 ma il completamento della Linea di Conterminazione - confine artificiale composto da argini, canali e capisaldi - avvenne solo nel 1791 e sancì l'isolamento della laguna dal contesto territoriale circostante, comprese le paludi d'acqua dolce che costituivano il suo naturale proseguimento verso l'entroterra.
La laguna odierna
Oggi la Laguna si sviluppa su di una superficie che possiamo grossolanamente considerare un rettangolo, un po' inarcato, lungo 50 Km e largo circa 11. La sua superficie complessiva è di 55.000 ha (ettari); di questi poco meno di 3.000 sono perennemente emersi, 10.000 circa sono costituiti da baréne ed i rimanenti 42.000 risultano normalmente coperti d'acqua.
Comunica con il mare aperto tramite le tre bocche di porto del Lido, Malamocco e Chioggia, attraverso le quali avviene la propagazione delle maree.
Ad ognuna delle bocche di porto corrisponde un tronco di canale che costituisce la via principale dei flussi d'acqua dal mare in laguna e viceversa; dal tronco si diramano i rami primari che a loro volta alimentano eventuali rami secondari costituiti prevalentemente dai ghebi, le terminazioni che portano il ricambio d'acqua fin nel cuore delle barene, dove si esauriscono.
Tronchi e rami sono costituiti da canali in parte naturali ed in parte artificiali, ossia scavati (le antiche scomenzère) o comunque modificati dall'uomo; dalla loro sezione (e in particolare dalla profondità) dipende la velocità di ricambio dell'acqua lagunare con importanti conseguenze sull'equilibrio idrodinamico complessivo.
Alle tre bocche di porto corrispondono altrettanti bacini lagunari, delimitati fra loro da due fasce partiacque, linee virtuali non perfettamente individuabili e perfino mutevoli la cui presunta posizione va comunque conosciuta in caso di navigazione nella laguna sud._Navigando all'interno, dal Lido agli Alberoni, troveremo il partiacque circa a metà strada; in caso di marea entrante al Lido viaggeremo con corrente a favore fino al partiacque, superato il quale - e perdurando la marea entrante - subiremo la corrente contraria; vedremo anche che questa corrente sarà minima nella zona di partiacque e massima alla bocca di porto di Malamocco.
Verso terra esiste la già citata Linea di Conterminazione, tutt'ora segnalata da 140 dei 158 cippi che dal 1791 hanno marcato questo confine lagunare16; al di là della Linea, quasi a tangibile dimostrazione della sua utilità, sono invece scomparse le antiche paludi d'acqua dolce, completamente bonificate e messe a coltura, o edificate.
Si può dire che ora, evitato l'interramento cui sarebbe stata destinata per evoluzione naturale, la laguna corre il rischio opposto di divenire un tratto di mare: successivamente al cessato apporto fluviale di sedimenti si è infatti registrato un abbassamento del suolo amplificato dall'innalzamento del livello medio del mare; il contemporaneo escavo dei canali per l'entrata a Porto Marghera delle grosse navi ha infine favorito l'ingresso delle maree e la loro rapida propagazione, con vistosi fenomeni di erosione dei fondali.
Si assiste così all'assalto delle acque alte al centro storico di Venezia e al fenomeno meno spettacolare ma ugualmente allarmante della riduzione progressiva della superficie barenosa, quasi il 25% negli ultimi cinquant'anni.
Certamente l'intervento dell'uomo continua ad essere più che mai indispensabile per garantirne la sopravvivenza.
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