La
replica di Vittorio Resto
L'articolo
di Dianese [vedi L'articolo] dà molto risalto
- persino troppo - alla mia esclusione, quasi ci fosse una
precisa necessità di divulgare la notizia, e per dire - ad
esempio - che Adola e la nautica naturale sono idee
"integraliste" e "superate".
Non
condivido affatto l'analisi del giornalista che mi vorrebbe
non votato "...nel segreto dell'urna", e sottolineo
come dalle ultime indiscrezioni di banchina appare sempre più
chiaro che la mia esclusione é dovuta alle sleali indicazioni
date ai soci dai dirigenti del Circolo della Vela Mestre (Bruno
Zan in testa), a
dispetto degli accordi presi con Circolo Casanova, GS
VogaVeneta e Canoa Club Mestre.
Il
motivo? Di certo non c'entrano né Adola né la nautica
naturale, ma la mia intransigenza verso CdVM per
questioni e interessi che con l'ambientalismo c'entrano ben
poco.
Mercoledì
scorso, 23 novembre, ho inviato al Gazzettino una replica, riportata in
questa pagina.
Dopo
quattro giorni ancora non é stata pubblicata, e la
verità, per la gente, rimane quella di Dianese e delle sue
"gole profonde".
Non
é la prima volta che succede negli ultimi anni.
Mi pare legittimo chiedersi il perché...
OGGETTO:
Replica all’articolo di Dianese del 18 Novembre sul
Polo Nautico
Il
18 Novembre è stato pubblicato dal Gazzettino un articolo del
giornalista Dianese sulle elezioni del Polo Nautico
Puntasangiuliano – più brevemente “PNP” - che raggruppa
buona parte dei soci delle società nautiche sportive di
Mestre.
Quasi
un terzo dell’articolo è stato dedicato al sottoscritto,
non eletto, per dire sostanzialmente che “Resto
è stato punito nel segreto dell'urna per le sue posizioni
intransigenti” e che “.. la laguna - e Resto - devono fare
i conti con il fatto che la Serenissima non esiste più”.
Ringrazio
Dianese – sinceramente –
per alcuni riconoscimenti alla mia
persona, ma mi sento in dovere di meglio informare i lettori
su un tema che di certo coinvolge i 1500 soci PNP, ma che
prima ancora interessa un’intera città. E non solo.
Il
“parco acqueo urbano” viene inventato da Adola nel 2000, e
rappresenta il prolungamento in laguna del grande parco
disegnato da Di Mambro.
Nel
2000 stavano costruendo il Laguna Palace nel vicino Canal
Salso «…la darsena di vetro più grande del mondo…» e
quando alcuni imprenditori offrirono capitali per convincere
le associazioni ad accettare « … alcuni posti per yacht a
motore… » nel Polo Nautico che si andava progettando, le
associazioni, ben consapevoli che i loro ragazzini e soci non
avrebbero mai potuto scendere in acqua in mezzo al traffico
motoristico, pensarono ad un’azione che da un lato
continuasse a garantire le attività di vela, voga e canoa
nell’unico specchio acqueo possibile, dall’altro
comunicasse a tutti i cittadini le tante valenze di un’area
che prima dell’inaugurazione del parco di San Giuliano era
semplicemente preclusa e ignorata.
In
quell’area acquea fu così chiesta alle Istituzioni una
particolare tutela contro lo sfruttamento commerciale e il
turismo di massa, anche per assicurare ai veneziani di
terraferma – che ora rappresentano i due terzi di tutti i
veneziani - l’ultimo
scampolo di laguna che, a due passi dal centro città, é
miracolosamente riuscita a rimanere se stessa.
Il
“parco acqueo urbano” si sviluppa fra l’altro in aree
SIC e ZPS** (classificazioni europee di aree ambientali rare e
pregiate) già vincolate, e vanta prerogative tali che una
discreta politica di marketing territoriale potrebbe molto
facilmente tradurre il magnifico contesto ambientale in fonte
economica; senz’altro con “dividendi” maggiori e più
distribuiti di quanto sarebbe mai possibile compromettendo e
spezzando, con strutture ed usi privati, l’integrità di
quest’area assolutamente unica in Europa.
Va
anche tenuto conto che oggi Mestre é «…ai primi quindici
posti delle città turistiche italiane…» come ha
recentemente documentato Paolo Fusco su Gente Veneta, e che,
pur scontando il ruolo di “motel di Venezia”, e pur vero
che « …il messaggio da far passare è che soggiornare a
Mestre non è un di meno ma un di più…»; un di più che
certamente comprende una
passeggiata in gronda di cinque chilometri, lungo praterie di
limonium e silicornia, e una distesa acquea che nei week end
diventa Barcolana e Vogalonga messe assieme, in uno scenario
coronato dal fiabesco profilo di una Venezia appena al di là
dell’acqua.
Oggi
il “parco acqueo urbano” è sostanzialmente una realtà;
sostenuto dalle associazioni ambientaliste e dalle federazioni
sportive del territorio, da personalità quali D’Agostino,
Bettin, Mognato, Paolo Cacciari, Da Villa e Murer, vanta al
proprio attivo un OdG votato all’unanimità dal precedente
Consiglio Comunale; è considerato nella Variante al Piano
Regolatore per la laguna e le isole minori, e registra
concrete realizzazioni da parte del Magistrato alle Acque, del
Comune di Venezia, del Consorzio Venezia Nuova e dell’ACTV.
La
recente inaugurazione di alcune opere all’isola di Campalto
– cuore del “parco acqueo” –
volte a un primo livello di frequentazione e
vivificazione dell’isola abbandonata, rappresenta l’ultimo
concreto successo dell’azione di Adola.
All’evento
hanno presenziato la deputata Luana Zanella, l’assessore al
Patrimonio Mara Rumiz – l’isola è di proprietà comunale
–, il presidente del Coni Provinciale Renzo De Antonia e
dell’Ente Parchi di Mestre Gianni Caprioglio, il presidente
ACTV, oltreché qualificati rappresentanti del Magistrato alle
Acque, delle Municipalità di Favaro e Mestre e del Consorzio
Venezia Nuova.
Non
credo che, diversamente dal 2000, i ragazzini a bordo di
optimist e canoe potrebbero oggi meglio destreggiarsi fra
yacht a motore che vanno e vengono dall’albergo o dal
ristorante di San Giuliano con vista su Venezia.
Su
questo, lo ammetto, rimango intransigente.
Non
credo proprio, tuttavia, che sia questa l’intransigenza
punita «…nel segreto dell'urna…» e temo che determinati
atteggiamenti e articoli trovino più semplice spiegazione nel
tentativo di dissolvere nel silenzio voci e proposte, un po’
ingombranti, contrarie ad una “politica privatistica” del
territorio, che purtroppo molto facilmente può rischiare di
ripetere quella degli anni ’60, passata sotto il nome di
“sacco di Mestre”.
Certamente,
come in ogni comunità, non tutti i soci PNP possono essere
adeguatamente informati, né molta informazione poteva essere
trasmessa nell’unica assemblea di due ore che i dirigenti
uscenti del PNP sono riusciti a organizzare negli ultimi tre
anni.
Erano
poco più di duecento i soci intervenuti a quell’assemblea
del 12 Novembre; altri 600 sono andati direttamente a votare
in base alla lista preparata dal rispettivo circolo. Non hanno
per niente votato 671 soci, il 45% del totale.
Riguardo
alle liste va fatta una precisazione.
Lo
Statuto PNP è stato chiuso molto in fretta – e male –
dopo oltre un anno di dolorosa gestazione. Non solo il
sottoscritto, ma molti soci e consiglieri ammettono di essersi
tappati naso e orecchie per un atto di fede nella forza
comune. Alcune “stranezze” sono rimaste tuttavia troppo
stridenti.
Le
liste sono nate dall’esigenza di riequilibrare i vantaggi
statutariamente conferiti alla Canottieri Mestre, e la lista
Voga Veneta-Casanova-Vela Mestre-Canoa Mestre, individuava 10
candidati scelti in precedenza dalle quattro associazioni, con
tutto l’interesse di votare il “pacchetto” per ottenere
il massimo dei consiglieri.
Considerati
i presupposti ed i risultati, è molto più facile pensare
alla slealtà di qualche gruppo piuttosto che al cambio di
parere dei soci, che solo pochi giorni prima avevano indicato
i propri candidati, fra cui il sottoscritto.
Mestre
22 novembre 2005
Vittorio
Resto **
**Coordinatore
di AdoLa e vicepresidente del Circolo Velico Casanova
Note:
*
SIC: Sito di Importanza Comunitaria,
ZPS:
Zone di
Protezione Speciale
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