L'Orco del Parco
Il termine "speculazione edilizia" é stato pubblicamente
pronunciato da una cittadina nel
corso della serata
al Toniolo dell'ottobre
2006.
L'edificazione di 30.000 metri cubi nel cuore di un
Parco appare in se una mostruosità, ma il timore forte é che il
Centro Interscambio Merci
all'interno del Parco, grazie a un
opportuno cambio d'uso al momento giusto - il
Commissario al Moto Ondoso insegna -
possa tramutarsi in
alettanti loft (appartamenti residenziali) o prestigiose
sedi commerciali con tanto di cavana sulla laguna !
E' questo il
vero Orco del Parco.
Facciamo due conti ?
Molto a spanne si parla di 31 cavane di 400 mq (12.000 mq) in
un'area esclusiva recintata di 36.000 mq (parcheggi etc ) con il Parco Sangiu tutto intorno.
Fra spazio abitabile e pertinenze non é inverosimile considerare 4000 € al mq ? Diciamo 50.000.000 € totali (100
miliardi di vecchie lirette)?
Se poi si pensa che la cosa possa allargarsi al "Polo
Nautico"
[c'é una "chiacchiera" circa l'apertura delle sue strutture alle barche a motore]
e alle rive di gronda
[si pensi alle rive del Canal
Salso e del Marzenego, saturate di ormeggi nel giro di un paio d'anni]
diventa
comprensibile il grado di trasformazione che subirebbe il ruolo stesso del
Parco a dispetto del "Piano Guida" in vigore, nell'interesse di
pochi e a danno della collettività.
IL GAZZETTINO
Nessuno
vuole più la soluzione Italiana Coke |
Sembrava
tutto fatto per lo spostamento delle ditte da Punta San
Giuliano sul canale Brentella. E invece... |
Mercoledì 31 Ottobre 2007 -
Edizione Mestre |
Dietro l'angolo
cause milionarie. E millenarie.
Perchè le ditte di San Giuliano hanno in mano a tutti gli
effetti un permesso a costruire e, dunque, è legittimo che
tentino di farlo.
Ma al Tar del Lazio pende il
ricorso contro quel permesso a costruire rilasciato, secondo
il ricorso presentato dai cittadini, con parecchi vizi di
forma.
E, appena a San Giuliano piantano un chiodo, partirà la
richiesta di sospensiva. E se non basta, un'altra causa. E via
così, senza mai arrivare ad una soluzione.
Dunque, vale la pena di fare
il punto della situazione per vedere se c'è o no una
soluzione.
La questione è approdata adesso in Consiglio comunale e il
sindaco, Massimo Cacciari, ha detto che gli ostacoli allo
spostamento delle ditte di trasporti che operano a San
Giuliano in zona Italiana Coke, sono il disinquinamento, il
Porto e la Capitaneria.
"Per l'ennesima volta
scopriamo che il Comune ha una sovranità limitata a Porto
Marghera - commenta l'assessore all'Urbanistica Gianfranco
Vecchiato - E' inutile che noi lavoriamo per il recupero e il
rilancio di Porto Marghera e poi abbiamo tutti contro.
Se non possiamo nemmeno decidere di spostare all'Italiana Coke
gli operatori di San Giuliano, mi spiegano come si fa a
riconvertire l'area? Che cosa ci mettiamo, altre produzioni
inquinanti?" Vecchiato è l'assessore che è rimasto con
il cerino in mano.
L'Italiana Coke l'aveva individuata lui e la soluzione aveva
convinto tutti.
"Hanno fatto finta. Tutti. A
cominciare dagli operatori di San Giuliano che hanno sempre
avuto, come dire?, una passività recalcitrante. Voglio dire
che non hanno fatto nulla per aiutarci nella soluzione. Basti
dire che l'avvocato Pagnoscin ci ha inviato una lettera con la
quale chiede che il Comune paghi la variazione di progetto. Ci
mancherebbe che ogni volta che io chiedo una modifica ad un
progetto, dovessi pagare il progettista. Non solo, gli
operatori di Punta San Giuliano non hanno nemmeno autorizzato
il progettista ad inviarci i nuovi disegni. Se questa è
collaborazione..."
Ma se gli operatori di Punta
San Giuliano pensano che sia facile andare avanti sulla strada
della costruzione di darsene e magazzini in Punta San
Giuliano, è bene che si ricredano.
L'avvocato Alfiero Farinea:
"Aspettiamo di capire esattamente
dal Comune che cosa vuol fare. Se poi salta la soluzione
politico-amministrativa, quella che tutti dovrebbero volere ed
incoraggiare, credo che abbiamo molte frecce giuridiche al
nostro arco. Per prima cosa chiederemo la sospensiva."
Che vuol dire bloccare tutto.
"A meno che non ci si metta seriamente attorno ad un
tavolo a discutere, rivendendo il progetto e adattandolo alla
esigenze della nuova area" - rilancia Vecchiato.
Ma bisogna iniziare a discutere dal fatto che la Capitaneria
ha detto che le barche da trasporto potrebbero interferire con
le navi e i rimorchiatori. "Non
è così. La Capitaneria ha avanzato perplessità, non ha
detto di no" - puntualizza Vecchiato. Però c'è il
Porto... "Zacchello mi disse che se ne poteva parlare."
Allora il problema è che stanno facendo tutti marcia indietro
rispetto a sei mesi fa?
"La sensazione è questa."
Ma se anche Porto e Capitaneria dicessero di sì, resta il
problema dell'inquinamento del Brentella.
Il Commissario per i fanghi, Roberto Casarin: "In questo
momento il Brentella non rientra nelle priorità, che sono
scavare i canali sud e ovest per portarli almeno a 11 metri.
Per il resto, compreso il Brentella, non ho in cassa un
centesimo.
E, tra l'altro, quello è già un canale a 11 metri."
Dunque non c'è nemmeno un motivo per scavarlo. Anche se
contiene tutti i veleni del mondo e il ministero dell'Ambiente
per bocca del suo direttore Gianfranco Mascazzini, ha detto
chiaro e tondo che lì non si può fare niente. "
Giusto. Ma dipende da che cosa si vuol fare - dice l'assessore
all'Ambiente Ezio Da Villa - Il principio base per Marghera è
che non devo far sì che il mio intervento aumenti
l'inquinamento.
Prendiamo San Giuliano.
C'era una discarica di veleni ed è diventato un parco. Come
abbiamo fatto? Dimostrando che, grazie a quel progetto, non si
aumentava l'inquinamento. La zona è stata messa in sicurezza
e adesso i nostri figli ci vanno a giocare.
Anche
per il Brentella si può discutere. Le barche sicuramente non
spostano nulla, sono più piccole delle navi. E le briccole
non vedo perchè non si possano piantare.
Io dico che il Comune deve fissare una conferenza dei servizi
per iniziare l'istruttoria sul progetto.
Una volta fatta l'istruttoria, si passerà tutto al Ministero
dell'Ambiente, ma bisogna parlarne concretamente."
Ed è esattamente quello che voleva fare l'assessore Vecchiato.
Peccato che gli operatori di
San Giuliano abbiamo vietato al progettista di parlare con il
Comune. "E' la dimostrazione che vogliono andare avanti
su San Giuliano."
Evidentemente qualcuno ha dato loro assicurazioni che quella
è la strada giusta. "Io dico che modificando il progetto
e adattandolo al luogo, si può andare avanti - dice Vecchiato
- Anche perchè alternative non ce ne sono. O l'Italiana Coke
o niente."
Adesso tocca al Consiglio comunale decidere.
Maurizio Dianese
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IL
GAZZETTINO
Martedi'
30 Ottobre 2007 - Edizione Mestre
COMUNE
E’ tornata all’attenzione del Consiglio la vicenda dello
spostamento dal parco di San Giuliano delle ditte di
trasporto. A Cà Farsetti una folta delegazione dei
trasportatori |
Massimo
Cacciari: «Alternative all'Italiana Coke non ce ne sono» |
Il sindaco si impegna ad affrontare una volta per tutte il
problema del trasferimento dall'area del parco di San Giuliano
delle 17 aziende insediate in Punta.
Ieri una
folta delegazione di rappresentanti delle ditte di San
Giuliano è arrivata nella sala consiliare di Ca' Farsetti in
quanto c'era il sentore che l'argomento fosse trattato senza
la loro presenza. Così si sono fatti sentire, o meglio
vedere, con una serie di cartelli abbastanza eloquenti in cui
ribadivano le loro ragioni.
Attualmente
la situazione è questa: la zona in cui queste imprese
insistono dovrebbe essere destinata all'ampliamento del parco
di San Giuliano, ma il 30 giugno del 2006 il Commissario per
il traffico acqueo aveva approvato, in deroga agli strumenti
urbanistici, il progetto d'insediamento definitivo delle ditte
operanti lungo la riva prospiciente il Canale di San Giuliano.
Contro questo atto è pendente un ricorso di fronte al Tar del
Lazio, in quanto il Commissario agiva su delega del Governo.
«Un anno fa
- spiega Francesco Tagliapietra, portavoce del consorzio di
imprese che operano nell'area - l'amministrazione si era
impegnata a trovare un'area alternativa all'Italiana Coke,
cosa di cui sapevano già tutti che non sarebbe stato
possibile.
Noi stessi abbiamo cercato molte alternative alla nostra
presenza qui, pagando anche un progetto di tasca nostra.
Il fatto è che alternative non ce ne sono.
Agli atti c'è solo l'atto del commissario del governo e per
noi questa è l'unica alternativa. Noi non possiamo restare
nell'incertezza e chiediamo che il Comune prenda una
decisione, tenendo in considerazione che l'area di
interscambio del Tronchetto nasce già insufficiente e ne sarà
necessaria un'altra in terraferma. Quando il ponte si blocca
tutti gli operatori del trasporto vengono già a San Giuliano,
che è la sede ideale per questo tipo di attività».
Il sindaco
Massimo Cacciari, prevenendo un'ordine del giorno presentato
da Alberto Mazzonetto (Lega), Raffaele Speranzon (An) e
Alfonso Saetta (Gruppo misto), ha voluto dare una
comunicazione al Consiglio e alla delegazione.
«Per quanto
riguarda la collocazione delle imprese nell'area Italiana Coke
- ha detto il sindaco - non vi sono problemi con la proprietà.
I problemi ci sono invece con l'Autorità portuale e la
Capitaneria di porto le quali sostengono che in quei canali ci
sono problemi di sicurezza a causa del passaggio di grandi
unità tra cui i rimorchiatori. Propongo che questa cosa sia
dibattuta in modo tecnico a Mestre in una seduta congiunta
delle Commissioni Ambiente, Urbanistica e Attività produttive
con me presente. Sono chiare le ragioni per cui siamo fermi a
questo punto, ma soluzioni alternative all'Italiana Coke non
ne esistono».
Michele
Fullin
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IL
GAZZETTINO Giovedi' 25 Ottobre
2007 Edizione Mestre
Per
pulire San Giuliano, sporcano Venezia |
"Sabbia
del Brenta" rifornisce i cantieri edili di centro storico e
isole e rischia di dover portare 300 camion al mese al Tronchetto |
Per pulire l'area
di San Giuliano il Comune impolvera Venezia. Un paradosso? Neanche
tanto, diciamo che è un paradosso pronto a diventare realtà da
un giorno all'altro.
Stiamo parlando
della sabbia e degli inerti che servono alla città storica e alle
isole per i restauri degli edifici, per costruirne di nuovi, per
riempimenti e altre opere edili. Materiale, insomma, che deve per
forza, in qualche modo, arrivare a Venezia. Attualmente ogni mese
ci sono circa 300 camion che scaricano sabbia, materiali lapidei e
terra in via San Giuliano vicino alla base del cavalcavia: lì c'è
la banchina dove attraccano imbarcazioni di diversa stazza,
vengono caricate e ripartono per Venezia o per le isole. La ditta
"Sabbia del Brenta" è una di quelle che il Comune,
appoggiato pure da molti cittadini che hanno firmato una
petizione, vuole spostare per far posto ad una passeggiata - con
tanto di alberi, sentieri e verde - che completi il parco di San
Giuliano sul lato sud, ossia sul fronte del canal Salso.
Il titolare non
fa parte del Consorzio delle imprese che si sono unite e hanno
presentato un progetto di riqualificazione della riva che prevede
l'abbattimento delle baracche e la costruzione di cavane nuove in
stile veneziano: con questo progetto, approvato a fine agosto del
2006 dal commissario al moto ondoso, le imprese resterebbero al
loro posto, ma verrebbero raggruppate occupando solo 400 metri di
banchina, mentre il resto dello spazio verrebbe trasformato, a
spese loro e non del Comune che non ha un centesimo,
effettivamente in una nuova passeggiata del parco. Il progetto è
stato bocciato a furor di popolo, nonostante abbia formalmente
tutte le carte in regola, e il sindaco ha dato l'ordine di trovare
un'area alternativa dove spostare queste imprese: peccato che
l'alternativa studiata per un anno, l'area di fronte all'ex
Italiana Coke sul canale Brentella, sia impraticabile perché,
come abbiamo scritto la scorsa estate, non si possono piantare
pali in acqua visto che il fondo del canale è troppo inquinato.
Il destino di
queste imprese - per la maggior parte ditte di trasporto merci per
Venezia, oltre a qualche cantiere nautico - è ancora sconosciuto,
ma quello della "Sabbia del Brenta" è noto da una vita.
Il suo titolare, infatti, appena venne a sapere che nell'area di
San Giuliano sarebbe sorto un parco, andò dal sindaco a dirgli
che si sarebbe spostato volentieri altrove, considerando la sua
attività poco compatibile con un'area verde cittadina; chiese
all'Amministrazione veneziana una mano per trovare questo
"altrove", dato che deve trattarsi per forza di un luogo
in riva alla laguna, dove poter fare l'interscambio camion-barca.
Venezia non può fare a meno degli inerti per i suoi restauri, ma
in più di dieci anni un'alternativa non è saltata fuori, nulla
si è mosso. L'unica novità è una multa che i vigili urbani
hanno appioppato a "Sabbia del Brenta". Abusi edilizi?
Inquinamento? Degrado urbano? Niente di tutto questo: gli hanno
dato quasi 500 euro di multa per due fusti vuoti piazzati ai lati
del cancello d'entrata con un nastro rosso e bianco messo di
traverso per impedire che le automobili dei pendolari parcheggino
davanti chiudendo l'accesso ai grossi bilici carichi di materiali
inerti.
Le automobili dei
pendolari? Sì, le centinaia di automobili che ogni giorno vengono
piazzate anche in doppia fila lungo la via San Giuliano : tutte le
persone che vanno a lavorare a Venezia e non hanno mezzi pubblici
comodi sotto casa, vanno in macchina fino a San Giuliano , la
parcheggiano e prendono il bus fino a Venezia. Alla faccia della
"passeggiata": ogni giorno quella strada è un
parcheggio abusivo, altro che passeggiata.
Pensare che a
pochi metri di distanza c'è uno dei nuovi parcheggi comunali
attrezzati. Ma il Comune dice che lì non possono entrarci i
pendolari perché altrimenti la gente che va al parco non saprebbe
dove lasciare l'auto: così per le prime due ore è gratuito, poi
si paga, e salato anche. Il risultato è che ogni santo giorno la
via San Giuliano è intasata, mentre il parcheggio su via Orlanda
è eternamente vuoto, o quasi.
"Sabbie del
Brenta" per il momento sta lì e continua a lavorare; e
nonostante un senso di amarezza per il trattamento ricevuto dal
Comune, continua a dimostrare la massima disponibilità. Fino a
che non si rompe le scatole e chiude tutto, prima ancora che
l'Amministrazione veneziana eventualmente decida di far chiudere
tutte le attività sulla riva del Canal Salso: tanto, per portare
la sabbia a Venezia i 300 camion al mese possono tranquillamente
passare per il ponte della Liberta e andare a scaricare al
Tronchetto o alla Scomenzera. Con buona pace dei veneziani.
Elisio Trevisan
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