2459
chilometri dice la “Via Michelin”.
Martedì
13 Luglio, la partenza è fissata per le 14,30 da Padova.
Roberto
ed io incontriamo Vincenzo e Donna in autostrada al MottaGrill di Padova
Ovest. Un veloce carico dei bagagli e Donna rientra in città mentre noi
tre iniziamo la nostra avventura di Raid Finland 2004.
Il
quarto uomo dell’equipaggio, Giulio, ci raggiungerà direttamente in
Finlandia ad Helsinki.
La
strada è lunga ma ci daremo il cambio. Ci aspettano 24 ore di guida
fino a Stoccolma dove abbiamo il traghetto per Turku, la seconda città
finlandese e la più antica – era la vecchia capitale. Situata sulla
costa occidentale, è la più vicina alla Svezia ed anche al punto di
inizio del raid.
Attraversiamo
Austria, Germania, Danimarca e Svezia. Il tragitto ha un po’ il sapore
dell’ “on the road” americano.
L’euro da questo punto di vista
aiuta. E’ una gran comodità non dover cambiar valuta ad ogni confine
e ti fa sentire più continente Europa.
Il
viaggio è scorrevole, non c’è molto traffico, ci alterniamo alla
guida ogni 4 ore circa e rispettiamo fortunatamente i tempi di
percorrenza programmati.
Verona,
Brennero, Innsbruck, Monaco, Norimberga,Wuerzburg,
Hannover, Amburgo, Copenaghen, Malmo, Stoccolma.
L’Europa scorre dai finestrini
alternando montagne e colline, fiumi, aree industriali e città, campi
di frumento e colza, vigneti e luppolo fino alle foreste ed ai laghi
svedesi.
|
|
Attraversiamo il ponte sull’ Oresund tra Copenaghen e
Malmo: un’opera davvero grandiosa.
Per fortuna il nostro Presidente
del Consiglio ci ha pensato ed a breve avremo anche noi il nostro bel
ponte sullo stretto.
Arriviamo
a Stoccolma nel pomeriggio del 14 Luglio, in Francia se non sbaglio è
festa nazionale! |
|
Forse la stanchezza o la segnaletica non proprio
efficace ma ci perdiamo un po’ e per raggiungere il porto terminal del
ferry che ci porterà in Finlandia siamo costretti a qualche giro
vizioso. Per fortuna abbiamo un po’ di tempo, l’imbarco è alle
20,00. Trovato il posto ci restano un paio d’ore per visitare il
centro città. Peccato piova.
Si
va! Imbarchiamo in orario.
Il traghetto è grande e confortevole – per
fortuna visto che non abbiamo trovato disponibilità di cabine – e
passeremo la notte in poltrona Roberto ed io mentre Vincenzo si sistema
in una sala conferenze messa a disposizione per materassini e sacchi
letto.
Buono
e conveniente il self service con sala pranzo panoramica di cui
approfittiamo per cena e colazione.
La
notte scorre tranquilla salvo il rumore delle slot machine in
sottofondo. Fuori si alternano piovaschi e sereno. Ho detto notte ma lo
è solo per l’ora. Più avanziamo verso nord e meno intenso è il
buio. Siamo in un lungo crepuscolo dalle 11,00 alle 2,00.
|
|
La
rotta è uno spettacolo; la nave si muove come danzando attraverso
migliaia di isole, isolette, scogli di tutte le dimensioni. Il tratto di
mare aperto è veramente breve. Per il resto si avanza più o meno
lentamente, si vira, ci si ferma quasi a ridosso di uno scoglio e si
inverte la rotta, si vira sul posto.
Una meraviglia di perizia di
governo.
All’arcipelago
delle Aland si sosta. Masnade di ragazzini svedesi con tenda e zaino e
birra acquistata al duty-free del ferry scendono ed altrettanti
finlandesi salgono. Le Aland sono evidentemente meno severe nelle
restrizioni sulle bevande alcoliche.
Nella
sala del ponte centrale la rotta è segnata su una carta da una serie di
punti luminosi che si accendono all’ avanzare della nave. Siamo
prossimi all’ arrivo. Si cambia ora sull’orologio - sono le 6,00 –
la Finlandia è un’ora avanti.
|
|
Scendiamo
dal ferry velocemente, Turku (Abo in finlandese) ci accoglie pulita e
ordinata ed al momento addormentata, vista l’ora. Decidiamo di
proseguire verso il luogo di raduno del raid visto che non conosciamo le
strade e non sappiamo esattamente quanto ci metteremo.
Siamo
arrivati un giorno prima rispetto alla data effettiva di inizio della
competizione per provare la barca che abbiamo noleggiato.
Per
strada ci fermiamo in uno store per acquistare degli stivali visto che
stupidamente, per viaggiare leggeri, non li abbiamo portati. Il tempo
infatti non è dei migliori con continui piovaschi. L’idea di una
giornata di pioggia continua da passare in sandali non ci attira. La
temperatura poi non è proprio elevata almeno al mattino e la sera.
Per
fortuna poi avremo solo una notte ed un giorno di pioggia in tutto.
Raggiungiamo
Pohja, la località d’inizio raid, verso mezzogiorno. Non c’è
ancora nessuno e decidiamo di mangiare qualcosa. Sfortunatamente siamo
un po’ “in anticipo”, è giovedì 15 e l’unico locale del paese,
una pizzeria, aprirà domenica. Comunque troviamo sul retro del
supermercato un posticino che fa insalate. Siamo salvi!
Mentre
mangiamo siamo raggiunti ( è l’unico locale) da tre personaggi che
non ci abbandoneranno più fino alla fine della manifestazione. Sono
il team americano!
|
|
Con loro ci spostiamo poi nell’insenatura dove si
stanno ormai varando le imbarcazioni.Troviamo così Milli e Osla,
le due barche gemelle delle Shetland, che sono state noleggiate per il
raid. Milli sarà la nostra e Osla per gli americani.
Prime
perplessità: la barca ha delle belle linee da nave vichinga ma è
chiaro che non ha mai veleggiato ed è stata armata in fretta e furia
senza molta cognizione di causa. E poi lo spazio a bordo è veramente
poco. Dove metteremo i bagagli? Oltretutto si dimostra uno scafo molto,
molto instabile.
Non
ci perdiamo d’animo; risolto il problema bagagli alleggerendoci al
massimo e lasciando molte cose nella macchina, concordando che un po’
di cose verranno trasportate dalle barche appoggio, ci concentriamo
sulla preparazione delle barche. L’albero c’è ma il sistema
escogitato per la drizza ci lascia impietriti.
|
|
Troviamo in prestito un
trapano, alcuni attrezzi sono in barca, il coltellino svizzero c’è e
ci apprestiamo quindi al lavoro di adattamento alle nostre esigenze.
Ci
raggiunge nel frattempo Giulio, che proviene da Helsinki ed insieme si
procede alle modifiche che ci sembrano indispensabili. Per fortuna
l’armo è al terzo e siamo avvantaggiati.
Gli americani osservano
e copiano.
Prepariamo
borina, caricabasso, alabasso; la drizza della randa è una cimetta che
fa tenerezza a guardarla: la sostituiamo, ma è troppo corta, dobbiamo
fare una prolunga non avendo altra cima.
Vela
ed albero sono enormi, mancano i terzaroli che prepariamo. Non c’è
una trozza, la costruiamo.
L’albero
è fissato al trasto con una ganascia, ma i fermi non entrano; dobbiamo
allargare i fori. La scassa è avvitata sul paramezzale ma non profilata
per adattarne l’angolo. Fissiamo per sicurezza con una cima l’albero
al trasto e Giulio costruisce delle pennole con il coltellino svizzero
per fissare la scassa.
|
|
Alla
fine di tutti questi lavori siamo pronti per sperimentare il
comportamento velico.
Sorpresa!!
La barca fa acqua.
L’acqua
entra un po’ dappertutto senza ritegno, è un aspetto che non
risolveremo.
Navigheremo
sempre un po’ bagnati. Per fortuna c’è una bella pompa che in pochi
minuti riporta l’umidità sotto i paglioli. La useremo spesso,
mattina, pomeriggio e sera ed a volte anche in navigazione.
Usciamo
dall’insenatura a remi ed alziamo la vela. L’effetto esteticamente
è spettacolare, ma il comportamento ci lascia un po’ perplessi, si
balla.. molto. Ogni movimento a bordo provoca reazioni impreviste. Il
timone poi è una chicca, una specie di cucchiaino che solletica
l’acqua.
Per
virare bisogna pensarlo per tempo, crederci fermamente…. ed
aiutarsi col remo.
Ma
con andatura portante è un’altra storia, si vola… basta stare ben
fermi, bassi sul fondo, con il sedere un po’ umido, ma tant’è…. e
fare attenzione che l’onda da motoscafo che provochiamo non entri
dalle fiancate, un po’ troppo basse per una barca a vela.
Adrenalina
pura!
Rientriamo.
[Claudio
Trentin - prima parte] |
pag.
2 |
|
|